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19/06/2012
Landscape
Nel corso degli anni il nostro rapporto con la natura è cambiato radicalmente. Nel Medioevo i castelli e le città murate offrivano protezione dai predoni che infestavano la campagna. "Nello stato di natura la vita dell'uomo è solitària, misera, pericolosa, brutale e breve" scrisse il filosofo inglese Thomas Hobbes. Con la graduale diminuzione dei conflitti sociali l'espressione del potere e della ricchezza si manifestò nella trasformazione delle proprietà terriere in giardini e parchi aperti al popolo, di cui Versailles è l'esempio più spettacolare. La natura venne piegata e manipolata secondo canoni formali o pittoreschi e i romantici, che nel diciannovesimo secolo esaltavano lo stato selvaggio delle montagne e dei torrenti, componevano i loro tributi alia natura al riparo di confortevoli case di campagna o palazzi di città. Edifici e paesaggio furono considerati a lungo complementari ma distinti; Richard Neutra parlava di "macchine in giardino." Solo negli ultimi decenni, forzati dal pericolo incombente di una catastrofe ecologica, gli architetti occidentali, traendo ispirazione dall'Oriente e dall'architettura vernacolare, hanno iniziato a integrare il costruito nell'ambiente naturale. Le abitazioni private si prestano meglio a questo approccio perché il cliente individuale si adatta facilmente a una disposizione non convenzionale degli spazi in cui vivere, permettendo all'architetto di spezzare l'involucro o ridurre al minimo lo spazio interno. In nessun luogo queste strategie sono state adottate in modo così creativo come in Giappone. Su quelle isole sfregiate dalla cementificazione ogni albero, ogni frammento di bellezza naturale che non sìa stato pavimentato è visto come qualcosa da conservare con amore. Questo rispetto è insito nella ricca tradizione delle costruzioni in legno, siano esse templi o case coloniche Minka o sale da té, che si fondono senza soluzione di continuità con la natura circostante. I pannelli scorrevoli Shoji sì aprono su piattaforme in legno coperte che rendono indistinti i confini fra interno ed esterno, una specificità tradizionale adottata con entusiasmo dai pionieri del modernismo. Ne è un esempio il rifugio per i week-end Omizubata N House delle studio lido Archiship nei boschi di Karuizawa, poche ore a nord di Tokyo un semplice riparo in larice, abete e cipresso in un bosco delle stesse essenze con un portico coperto lungo due lati della casa. Compatte e minimalista, il legno le dona un aspetto grezzo e solido che la radice al suolo. La leggerezza con cui si posano sul terreno caratterizza invece una case di vacanza a nord di New York e una residenza sulla costa irlandese. Le Salt Point House di Thomas Phifer, schermata e quasi smaterializzata de una protezione traslucida in acciaio microforato, è una presenza eteree in mezzo agli alberi della Hudson River Volley, da cui ha preso il nome una corrente di paesaggisti americani. L'interno rivestito in compensate d'acero si integra con il paesaggio attraverso le finestre a nastro aperte nella schermatura esterna che riveste i lati lunghi, le vetrate a tutte altezza sui lati corti e i lucernari ovali. Costruita con rigorosa razionalità miesiana la residenza Dirk Cove di Nia McLaughlin sfrutta il clima temperato e si apre al paesaggio attraversi grandi pareti vetrate. Una piscina interna al livello superiore della case si collega visivamente a una vasca riflettente sulla copertura di un'ak aggettante che indirizza lo sguardo verso l'orizzonte e riflette il cielo, Nella Casa Levene a El Escoriai nei pressi di Madrid Eduardo Arroyo hi disposto le varie zone abitative come fossero dita protese nella foresti dove i volumi sfaccettati e i dislivelli della casa si sviluppano adattando al ritmo degli alberi preesistenti.
19/06/2012
Casa&Clima
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